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Zen E Arte Manutenzione Motocicletta

Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta. Omaggio a Robert M. Pirsig

«Se fai le vacanze in motocicletta le cose assumono un aspetto completamente diverso. In macchina sei sempre in un abitacolo; ci sei abituato e non ti rendi conto che tutto quello che vedi da quel finestrino non è che una dose supplementare di TV. Sei un osservatore passivo e il paesaggio ti scorre accanto noiosissimo dentro una cornice.
In moto la cornice non c’è più. Hai un contatto completo con ogni cosa. Non sei più uno spettatore, sei nella scena, e la sensazione di presenza è travolgente. È incredibile, quel cemento che sibila a dieci centimetri dal tuo piede, lo stesso su cui cammini, ed è proprio lì, così sfuocato eppure così vicino che col piede puoi toccarlo quando vuoi – un’esperienza che non si allontana mai dalla coscienza immediata.»

 

Era la prima metà degli anni ottanta quando lessi per la prima volta “lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta”. Poco più che ventenne, motociclista duro e puro, inutile dire che il libro di Robert M. Pirsig fece breccia nel mio animo di sognatore con una facilità disarmante.
Il più delle volte questi dirompenti amori letterari lasciano il posto all’avventura successiva, e noi serbiamo solo una piccola traccia del loro passaggio ma, in questo caso, si trattava di un segno indelebile. La voce di Fedro mi avrebbe accompagnato per molti anni a venire, in sella alla mia moto; attraverso l’Italia e buona parte dell’Europa, mi sentivo in compagnia dei pensieri e della filosofia dell’autore.

 

Ma il racconto di viaggio per Pirsig era solo una metafora, il vero viaggio era quello interiore, che il protagonista del racconto affrontava per ricongiungersi con un altro se stesso, affrontando i terribili fantasmi di un passato difficile e doloroso.

 

Si tratta di un romanzo che ha come protagonista il viaggio e la motocicletta, ma che affronta temi filosofici di assoluta grandezza, ponendo il lettore davanti a quesiti profondi, e insegnandogli anche a riflettere sulle cose che sembrano più scontate, traendo nuovi insegnamenti da uno sguardo lucido e razionale, da un pensiero affilato come la lama di un rasoio e da quella che Pirsig stesso definì in seguito “Metafisica della Qualità”.

 

Pur trattandosi di un espediente narrativo – anche se va ricordato che il libro tratta di esperienze di vita realmente vissute – il viaggio in motocicletta con il figlio affascina il lettore, e la sapiente prosa di Pirsig lo conduce su sentieri inesplorati, dove il protagonista descrive luoghi e persone con sapiente maestria, illuminando i paesaggi e le scene di vita vissuta di una luce calda e dorata, accogliente e spietata al tempo stesso, dove le persone, i luoghi e persino gli oggetti, sono molto di più di quello che sembrano.

 

Non si tratta di un libro per motociclisti, ma chi ama la moto non può privarsi di questa lettura, anche se il mio consiglio personale è quello di non perdere l’occasione per conoscere il pensiero di Robert M. Pirsig, a prescindere dai viaggi e dalla motocicletta.

 

Diciassette anni dopo la pubblicazione del libro, nel 1991 R.M.Pirsig diede alle stampe la sua seconda ed ultima opera: “Lila”, in cui il viaggio questa volta si svolgeva a bordo di una barca, lungo il fiume Hudson, in direzione dell’Oceano.

 

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Un’opera forte, nella quale lo scrittore americano delinea maggiormente i confini della sua filosofia, affrontando temi di carattere personale, ma anche sociologico: «Per salvaguardare e perfezionare la loro situazione, le cellule hanno inventato dinamicamente gli organismi animali. Allo stesso scopo gli animali hanno inventato le società e le società la conoscenza intellettuale […] Poi la conoscenza si è allontanata dalla sua funzione storica, diventando essa stessa un fine, così come la società si è allontanata dalla sua funzione originale di preservazione dell’essere umano. E questo allontanarsi dallo scopo originario verso una Qualità sempre più elevata è sviluppo morale. Ma gli scopi originari non sono scomparsi, e in tempi di confusione e di disorientamento è utile tenere presente il punto di partenza.»

 

In silenzio, così come ha preferito vivere per tutta la sua vita, Robert M. Pirsig è scomparso due giorni fa, nel Maine, a ottantotto anni.
Ha lasciato dietro di sé una traccia indelebile, nella cultura di un intero Paese e nei cuori di chi ha avuto la fortuna di incontrare il suo cristallino pensiero e la sua forza di grande narratore.

 

Addio Fedro, sarai sempre con me.

 

Ivan Scotti

(Numero letture: 1.387)

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