Roland Garros 2015
Colpo su colpo.
Erano parecchi anni che non mi divertivo così, guardando una finale del Roland Garros.
Oggi abbiamo assistito al trionfo di un uomo semplice e determinato, un atleta che vive al margine dei riflettori, degli sponsor e delle logiche perverse che dominano il panorama attuale del tennis.
Quella del serbo era una vittoria annunciata. A tal punto che ci avevano creduto tutti, persino Murray che al quinto set, resosi conto che avrebbe anche potuto vincere, ha pensato bene di deporre le armi. Un vittoria annunciata a gran voce dai media, dai commentatori spudoratamente succubi del fascino del vincente, persino dai tennisti stessi, quasi tutti. Quasi tutti, perché lui, Stan, è entrato in campo per vincere.
E’ difficile descrivere l’emozione che si prova ad assistere ad uno spettacolo simile. I colpi uscivano dalla sua racchetta come stelle cadenti, la piccola sfera gialla disegnava traiettorie teoricamente impossibili e miracolose, aprendo di volta in volta scenari fino ad allora impensati.
Complimenti al serbo per aver provato a resistere fino alla fine a questo uragano, ma oggi era impossibile non naufragare sotto questa grandine di colpi vincenti.
Oggi il suo gioco non poteva funzionare, ci voleva qualcos’altro oltre alla solita tattica da pallettaro di lusso, ma lui non ce l’aveva, ed è stato praticamente preso a pallate.
Onore a Stan, un grande atleta, uno di noi.
Un uomo costretto a vivere una vita da gregario all’ombra di una grandissima stella, ma che non ha mai voluto arrendersi all’ideologia del vincente ed oggi, vincendo il suo secondo Slam contro il favorito più favorito di tutti i tempi, ha confermato di essere un vero, grandissimo campione.
Onore a chi ha lavorato e costruito in silenzio, con umiltà, senza godere dell’incondizionato appoggio di tutto l’establishment. Onore a chi oggi, giocando un tennis stellare, ha sovvertito un pronostico impossibile, dimostrando soprattutto che crederci è importante.
Onore a Stan, the man.