Wimbledon 2015
Ogni cosa al suo posto.
Era quasi impossibile che Federer riuscisse a ripetere una performance come quella della semifinale, a distanza di due giorni. Per vincere il torneo avrebbe dovuto giocare due partite perfette, una in fila all’altra. Le probabilità che ciò si verificasse erano minime.
A Djokovic invece ne è bastata una, e gli va dato atto che la sua partita è stata perfetta.
Perfetta nella tattica e nell’esecuzione. La strategia era semplice ma efficace, e per questo bisogna rendere onore al merito. Altro discorso è invece quello relativo alla qualità intrinseca del gioco. Talento ineguagliabile e pura poesia in movimento contro tenacia, solidità e prestanza atletica. Chi l’ha spuntata oggi lo sappiamo tutti. Sul come e perché le cose si fanno più difficili. Ma è giusto così, perché il tennis, sotto le mentite spoglie di un gioco per ricchi e svogliati rampolli dell’alta borghesia è uno sport duro, per uomini duri. E’ uno sport spietato e crudele, dove non sempre le qualità umane aiutano nell’ottenimento del risultato finale.Ma quello che conta è proprio quello. Il risultato finale. Certo è doloroso, almeno per me, accettare questo risultato. E’ doloroso vedere che anche l’erba oramai è una superficie su cui il gioco di difesa paga di più di quello d’attacco. E’ doloroso vedere Boris Becker atteggiarsi a guru del giovane serbo, seguire nervosamente la partita con un’espressione intensa, sovraccarica e mistica, tragicamente a metà tra Hannibal the cannibal e l’ispettore Clouseau. Eppure è così, e dobbiamo accettarlo. Dobbiamo accettare il fatto che anche questo fa parte di un grande progetto comunicativo e, soprattutto, di marketing televisivo. Ma soprattutto è doloroso accettare che questa occasione è sfumata, e forse non ne arriveranno altre.
Ma c’è una cosa che posso dire con certezza.
Per tutti quelli come me che amano questo sport, la fortuna e la gioia di avere potuto assistere all’epopea di Roger Federer, il privilegio di aver potuto vivere in diretta le emozioni che lui ha saputo regalarci, superano di gran lunga la tristezza e l’amarezza di questa sconfitta.
Roger è l’atleta ideale. Forte, generoso, imperturbabile. E’ un Dio sceso dall’Olimpo per ricordarci la differenza che passa tra noi e un predestinato, è pura bellezza in movimento.
“La bellezza salverà il mondo” diceva il Principe Myskin, nell’”Idiota” di Dostoevskij.
Ma probabilmente non si riferiva al mondo del tennis.
Ogni cosa al suo posto dunque.
Ha vinto il più forte, e questo è quello che conta nel Tennis.
Forse.
E forse anche no.